Onorevoli Colleghi! - La legge 5 febbraio 1992, n. 104, «Legge-quadro per l'assistenza, l'integrazione sociale e i diritti delle persone handicappate», fu voluta dal legislatore per garantire il pieno rispetto della dignità umana e i diritti di libertà e di autonomia delle persone handicappate, promuovendone la piena integrazione nella famiglia e nella società.
      La formulazione vigente del comma 5 dell'articolo 33 della citata legge n. 104 del 1992, a causa della sua equivoca espressione, ha generato alcuni dubbi interpretativi che hanno portato, specie in sede giudiziaria, alla elaborazione di orientamenti restrittivi che mortificano la ratio stessa della norma, che è quella di assicurare e affidare, nella nostra società, l'assistenza del portatore grave di handicap al proprio nucleo familiare.
      Nel tentativo di fugare tali dubbi e di rafforzare la tutela dei portatori di handicap - anche sulla scia della legge 8 marzo 2000, n. 53, recante «Disposizioni per il sostegno della maternità e della paternità, per il diritto alla cura e alla formazione e per il coordinamento dei tempi delle città», che con l'articolo 19 ha modificato il comma 5 dell'articolo 33 della citata legge n. 104 del 1992, così da non prevedere più come requisito la convivenza con il portatore di handicap - con la presente proposta di legge si propone una ulteriore modifica del medesimo comma 5.
      Giova ricordare che le circolari del Ministero delle finanze del 9 luglio 1997 e del 7 ottobre 1998 fanno riferimento alla necessità che, per potere dare corso all'applicazione dell'agevolazione in

 

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questione, si trovi «adeguata sostituzione con dipendente dello stesso o di altro profilo».
      Risulta, tra l'altro, che una copiosa giurisprudenza amministrativa ha più volte censurato l'interpretazione restrittiva operata dal Ministero nei confronti degli aventi diritto.
      Sarebbe, pertanto, opportuno rimuovere tali limitazioni in quanto disposte e previste con atti interpretativi che, nel caso di specie, si pongono in palese contrasto con la ratio della disposizione agevolativa, creando notevoli disagi a coloro che, nella pienezza dei loro diritto, ne chiedono l'applicazione.
 

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